Non si è mai vergognata di piangere.
Ha sempre mostrato con disinvoltura e forse con anche un po' di orgoglio e vanto le sue lacrime.
È stata capace di piangere per Zanna Bianca, per Pinocchio, per una fiction.
È stata capace di piangere per i torti subiti, per la rabbia contro colui che le urla che è una psicolabile.
È stata capace di piangere per la gioia di avere un marito così accanto, un marito che le da coraggio.
Ha pianto anche vedendo sua figlia in quel letto d'ospedale sola e senza amici.
Ha pianto vedendola partire per la Turchia, per l'India e per tutti quei posti che le venire l'ansia perché così distanti sul mappamondo.
Ha pianto quando sua figlia le ha detto che voleva andare via di casa perché non stava più bene.
Ed ha pianto soprattutto perché non si è accorta che quella motivazione non era un semplice turbamento adolescenziale.
Non pensa che piangere sia una debolezza e non pensa neanche che la debolezza sia una difetto, perché lei sa quando e con chi essere debole.
Non ha avuto una vita felice, ma non ne ha neanche avuto una difficile.
Si è sempre considerata una di quelle che "avrebbe potuto essere, ma non è stata". Si,si definiva così, utilizzando quella frase del professore di italiano di sua figlia, scritta su un post-it nella sua camera.
Èmolto intelligente, è curiosa, è perspicace e volenterosa.
Non è pigra e non è arrogante. Ha un tono di voce delicato, lieve e gentile.
Sarebbe stata perfetta per insegnare, per amministrare, per consigliare ed aiutare. Sarebbe stata perfetta come lo era quando era una studentessa, quando era la prima della classe ad inglese e letteratura italiana. Quando era talmente brava che la sua maestra supplicò la madre di mandarla in Inghilterra per poter approfondire ed imparare meglio la pronuncia.
Ecco, forse ciò che ha messo in ombra la sua perfezione è proprio questo: sua madre.
Lei ha sempre desiderato non diventare così: aggressiva, indisponente, conservatrice.
Ha deciso di vivere attraverso gli occhi dei suoi figli.
Ha deciso che poteva voler andare a Varanasi semplicemente consultando Google e ammirando estasiata i colori delle donne immortalati nelle foto scattate dalla figlia.
Ha deciso che poteva esultare di gioia sapendo che proprio sua figlia ha passato l'ultimo esame di linguistica inglese dell'università, come se quell'esame l'avesse potuto sostenere lei.
Ha deciso di sentirsi appagata anche lavorando in ospedale, nonostante le corsie non siano proprio le lavagne davanti alle quali sperava di parlare.
Quel giorno, però, non ha resistito. Certo, non è un male piangere, ma non vuole far credere che non sia così soddisfatta come sembra.
Ogni giorno, dopo pranzo, usa poggiare i gomiti sul tavolo, chiudere gli occhi e addormentarsi, lasciando la televisione accesa su quella trasmissione inutile.
Quel giorno, però, proprio quella trasmissione l'ha fatta piangere.
È venerdì, mancano due giorni alla festa della mamma e tutti in tv sono felici e si abbracciano raccontando vicissitudini familiari.
Vede quella donna con sua figlia accanto. Lei dice davanti a tutti che la ama infinitamente.
Bene, quel giorno lei ha pianto senza che potesse far credere che ci fosse un vero motivo.
Quel giorno ha sperato che la figlia domenica non partisse e che le scrivesse un bigliettino di auguri con delle parole così forti.
Quel giorno, però, si è subito alzata dalla sedia, si è asciugata le lacrime, ha voltato lo sguardo, dicendo tra sé: "Va bene così, so che me ne vuole, da là".
Io tutto questo lo so, perché quel giorno ero proprio seduta accanto a loro.
Tra mamma e figlia, e le scrutavo.
1 commento:
il finale è bello x come l ho inteso io...ma sempre nella frase finale c è qualcosa d quel racconto al telefono "io lo so perkè...."...e cmq autobiografia dietro la maschera del verosimile... :)
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