giovedì 17 marzo 2011

Bisceglie

Il tuo viaggio nel Sud deve cominciare da qui. Da un paese fin troppo assolato, da una terra brulla e calpestata da pittoreschi agricoltori dagli arnesi arrugginiti, dall’odore di salsedine che ti penetra nelle vie respiratorie e nella mente.
Bisceglie, ridente comun pugliese, popolato da 55.000 anime, poco valorizzato turisticamente, con monumenti di dubbio interesse e ignoti, vi sconcerterà!
Tornaci per le festività pasquali, tornaci quando sarai abbastanza nostalgico o inaridito dalla vita in una grigia metropoli; tornaci, o visitala per la prima volta, se cercate un contatto con le vostre vere radici o con una idea di autenticità: gente verace, lo scorrere di giornate dai ritmi lenti, flussi di parole pronunciate in uno strano vernacolo che sembra arabo, osterie dalle sedie in plastica bianche e dai prezzi popolari.
Qui puoi tentare di organizzare un itinerario turistico che coinvolga un tour sepolcrale di minuscole e vecchie chiesette, traboccanti di ceri rossi accesi da ore, di veli di pizzo neri che adornano i visi rugosi delle devote nonne, troppo segnati dal tempo e dalla fatica.
Oppure, in alternativa, potresti esplorare le zone campestri limitrofe ai confini cittadini, gremite di trulli adibiti a magazzini, di piante grasse non autoctone, di bracieri incrostati per le interminabili grigliate goliardiche e di bottiglie di Peroni incastonate nel terreno come obelischi romani, mentre ti concederai una inaspettata rivelazione per l’agricoltura, che ti conducerà alla raccolta di asparagi situati accanto ai pericolanti muretti a secco.
Accedi al centro storico, affettuosamente chiamato “Bisceglie vecchia” da vie secondarie, perdendoti per la mancanza di segnaletica che indichi i rari monumenti e punti di interesse, fatta eccezione per la piazzetta che ospita il settimanale mercato della domenica dei polacchi, signori pugliesi soprannominati come tali poiché adibiti alla vendita di cianfrusaglie adesso reputate vintage.
Dalle 9.00 alle 12.00 fruga tra le polverose bancarelle improvvisate con assi di legno su cui sono adagiati candelabri, teiere, posate spaiate, bomboniere di matrimoni, libri scolastici degli anni ‘50, sorprese dell’ uovo Kinder, e ancora scarpe, utensili, videocassette, colbacchi poco caratteristici. Oggetti quotidiani che maneggiati sprigionano delicate e sottili ripercussioni sui moti d’animo, evocando ambienti e sensazioni, una volta quotidiane, da cui ormai sei tanto lontano! La fantasia li abbellisce, quasi irraggiandolo d'immagini care le superfici di ceramica o plastica. Nell'oggetto insomma amiamo quel che vi mettiamo di noi, procurandoci piacere per quello che in esso troviamo di nostro.
Se sei invece alla ricerca di una immersione negli aspetti folkloristici e leggendari di ambigua attendibilità, nati tra i muri di bugnato del borgo antico, lasciati turbare da una tipica conversazione con un anziano del posto, che ti illustrerà, biascicando a stento parole in lingua italiana, le origini del nome del paese: “Vescegghie”, zona caratterizzata da un tipo di quercia imponente e secolare.
E se ti concedessi di giorno, al mattino, come consuetudine magati, un meditante accovaccia mento su uno scoglio, in spiaggia?
La spiaggia del paese, la spiaggia in cui ha imparato a nuotare e a tuffarti, dove passava le estati, con una bottiglietta d'acqua e il panino col tonno e pomodoro preparato con un metodo infallibile, testato dalla mamma per non farlo strabordare.
Come ogni mattina,dopo aver contemplato il mare, puoi farti avvolgere dall'alito della brezza marina e desiderare di possedere una piccola barca, per andare al largo, per poter osservare la vita da quel nuovo punto di vista .Puoi desiderare di possedere quel mare, quella libertà.Per chi ama, nei giorni afosi, andare in riva al mare e raccogliere le conchiglie, come se fosse ancora un bambino, divertiti con una muta per colui che resta ore ed ore sotto quell'acqua per cercare i ricci.Per colui che ama così tanto il mare che ha appeso una fotografia di quei ricci nell’ angusto ufficio, dove vende sogni e speranze.
Oppure sperimenta l’esperienza millenaria della “togli paura”, donna dalla saggezza popolare e dai poteri divini, che espone i suoi “trattamenti” su di un cartello dell’abitazione a pian terreno. Nonostante l’aspetto anacronistico e la funzione non educativa del rituale, la musicalità delle sue preghiere e le magiche gesta ti sconvolgeranno e ti trascineranno in uno stato di perenne confusione tra il sacro e il mefistofelico.

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