Profonda, evocatrice, evanescente, labile, sospesa: è così la canzone Purificazione dei "Il Caos e Dana". E non potrebbe essere altrimenti.
Il titolo già ci induce a immergerci in un'atmosfera sognante e, le prime note, dita delicate che scivolano su di un piano, ci accompagnano per mano in questo percorso.
Un testo che sembra poesia, un racconto magico, seppur breve, capace di lasciar susseguire e di dare vita nella nostra mente a scenari di armonia e calma.
Una voce calda ma incisiva, intensa e graffiante, a tratti sofferente; una voce pulsante, penetrante, che fa scivolare le parole in questo viaggio incantevole di quattro minuti; quattro lunghi minuti in cui si materializzano, davanti ai nostri occhi, immagini, flash e percezioni, grazie a queste poche strofe accennate, abbozzate, ma sempre mirate.
Basta poco per poter asserire di aver visto ciò che il testo descrive.
Nulla è superfluo, non lo sono le note, non lo sono le parole, non lo è la voce di Dana Andrews, cantante jazz affermata.
Non riscontro pecche. Non credo ce ne siano mai quando una canzone riesce a trasmetterti relax, calandoti in un'atmosfera di altri tempi, di un passato remoto, o di una sera recente e afosa, in cui cerchi disperatamente una melodia che ti tenga sospeso.
Lasciamo fare allora ai " Il Caos e Dana" quello che si sono prefissi: lasciamoci influenzare da questa musica che cura il nostro animo; lasciamoci trasportare in balia di queste torride note di pianoforte da questa penetrante oratrice.
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